I Registri Akashici: la “memoria cosmica” dell’universo
INTRODUZIONE
L'importanza dei Registri Akashici (noti anche come Cronaca dell’Akasha o Annali Akashici) risiede nella loro natura pervasiva e nel fatto che questi registri sono intessuti nel tessuto stesso della nostra esistenza. Pensate a loro come al disco rigido dell’universo o una memoria universale eterica, che memorizza ogni evento, pensiero, emozione ed esperienza di ogni essere vivente fin dall'inizio dei tempi. In altre parole, i Registri Akashici sarebbero il “database cosmico” dove è registrato il passato, il presente e persino i futuri potenziali di ogni anima e di ogni evento nell’universo.
Questa cronaca impalpabile viene spesso descritta metaforicamente come una gigantesca biblioteca di altre dimensioni, contenente libri o pergamene sottili: ciascun individuo, ciascuna entità, avrebbe il proprio “libro akashico” personale all’interno di questa biblioteca dello spirito.
Cos'è l'Akasha?
In sanscrito Akasha significa letteralmente “etere” o “spazio”. Gli antichi veggenti indiani intendevano l'Akasha come un campo energetico onnipervadente che registra ogni evento, pensiero, emozione ed esperienza che si è verificato, si sta verificando o addirittura si verificherà. Fin dai testi vedici e upaniṣadici dell’Induismo, l’Akasha viene considerata la quintessenza – il quinto elemento (detto anche quintessenza), l’etere imponderabile che permea l’intero universo che si aggiunge a terra, acqua, fuoco e aria – un medium invisibile e immutabile presente ovunque. La qualità principale attribuita a questo etere cosmico è di contenere al suo interno ogni cosa: esso è il substrato in cui risiedono e da cui scaturiscono tutti i fenomeni della natura. Nella lingua hindi moderna, non a caso, akasha significa “cielo”, a simboleggiare uno spazio vasto e onnicomprensivo.
Se accettiamo che il tempo è fluido e che tutto è interconnesso, allora ha senso che ci sia un registro che catturi questa interconnessione. Un registro che, una volta consultato, ci permette di esplorare non solo il nostro passato e il nostro presente, ma anche le infinite possibilità del nostro futuro.
L’Akasha è stata descritta dallo Yogi “Swami Vivekananda in questo modo:
“Secondo i filosofi dell’India, l’intero universo è composto da due materiali, uno dei quali chiamato Akasha. Esso è l’esistenza onnipresente e che tutto penetra. Ogni cosa che abbia forma, ogni cosa che sia il risultato di una combinazione si è evoluta da questo Akasha. È l’Akasha che diviene l’aria, che diviene i liquidi, che diviene i solidi; è l’Akasha che diviene il Sole, la Terra, la Luna, le stelle, le comete; è l’Akasha che diviene il corpo umano, il corpo animale, le piante, ogni forma che vediamo, ogni cosa che può essere percepita con i sensi, ogni cosa che esiste. Esso non può essere percepito; è così sottile che va oltre ogni percezione ordinaria; esso può essere soltanto visto quando diviene grossolano, ha preso forma. All’inizio della creazione c’era soltanto questo Akasha. Al termine del ciclo i solidi, i liquidi e i gas si scioglieranno tutti di nuovo nell’Akasha, e la prossima creazione scaturirà di nuovo da questo Akasha (…).”
Il Bṛhadāraṇyaka Upaniṣad menziona l’Akasha come l’etere che “si è diffuso ovunque… penetra sia all’esterno che all’interno delle cose; è incorruttibile, imperituro… puro, impassibile, inalterabile”. Questa descrizione evidenzia le qualità trascendenti attribuite all’etere: un principio eterno, onnipresente e immutabile, distinto dalla materia grossolana (prakṛti) ma indispensabile per la sua manifestazione.
Nella cosmologia induista l’Akasha rappresenta dunque il supporto universale in cui tutti i fenomeni si inscrivono. Filosofi come il vedantino René Guénon sottolineavano come l’Akasha, essendo pervasiva e che”penetra all’esterno e all’interno delle cose; è incorruttibile e imperituro; è anche in tutto le cose, puro, impassibile, impenetrabile” possa concepirsi come lo sfondo unitario su cui si imprimono gli eventi e i pensieri, quasi fosse una pellicola sensibile o uno specchio magico che registra permanentemente le tracce lasciate dalle azioni.
In effetti in India esistono nozioni simili di registro delle azioni: termini come karma saṃkṣepa o karma rekha indicano l’“accumulo dei frutti dell’azione”, ossia le tracce karmiche lasciate dalle vite e dalle opere compiute – un’idea che ben si accorda con il concetto di una memoria cosmica in cui tali tracce rimangono conservate. Ad esempio, i rishi, o saggi vedici, praticavano tecniche di meditazione e di canto per sintonizzarsi con l'Akasha. Questi saggi affermavano che il suono fosse la chiave per accedere al registro universale. In effetti, la parola "Akasha" in sanscrito significa "etere", che è associato alla padronanza del suono. Emettendo vibrazioni specifiche attraverso i mantra, i rishi cercavano di entrare in risonanza con la frequenza dell'Akasha, consentendo loro di accedere alla sua saggezza.
Anche in certe correnti del Buddhismo e dell’esoterismo orientale troviamo concetti affini. Nel Buddhismo Mahayana, ad esempio, si parla di Ālaya-vijñāna (la “coscienza deposito”), una dimensione in cui si accumulano i semi karmici di tutte le esperienze dell’anima. Analogamente, nel Buddhismo tibetano la parola namkhai (derivata da ākāśa) denota lo spazio infinito della mente primordiale.
Queste idee suggeriscono che l’Akasha, intesa come dimensione di coscienza impersonale e ricettiva, fosse intuita in varie forme nelle tradizioni orientali.
Accenni ai Registri si trovano anche nei testi sacri di altre tradizioni: in Egitto si conoscono come le "Tavole di Thoth", nella Bibbia come "Libro della vita", nell'Islam come "Tavola Eterna" e i Maya li denominano la "Banca Psi."
Scienziati come il dottor Rupert Sheldrake (Morfogenesi e risonanza morfica, 1988) hanno proposto teorie che suggeriscono l'esistenza di campi morfogenetici, campi di informazioni che conservano la memoria e che potrebbero essere strettamente correlati a ciò che intendiamo come Registri Akashici. Questi campi sarebbero responsabili della trasmissione di informazioni attraverso il tempo e lo spazio, collegando tutte le forme di vita.
Con tutte queste informazioni potremmo dire che l’Akasha è un campo di informazioni presente in natura che nella meccanica quantistica viene chiamato vuoto quantico unificato cioè un campo di energia reale, dinamico e strutturato. Un vuoto che è in realtà il tessuto fondamentale dell’universo, la base da cui emergono tutte le particelle, le forze e le strutture materiali che conosciamo: atomi, stelle, pianeti, forme di vita. Questo concetto corrisponde, in molte tradizioni sapienziali, a ciò che viene chiamato Akasha: una sostanza originaria, non materiale, da cui tutto proviene e a cui tutto ritorna, quel campo sottile che permea ogni cosa. Assieme ad esso vi è il Prana (energia), l’utero di tutta la “materia” e di tutta la “forza” dell’universo (Ervin Laszlo, La scienza e il piano akashico). In questo senso, l’Akasha non è solo il contenitore dell’universo, ma anche il suo “software”: il luogo dove esistono, in potenza, tutte le possibilità che l’universo può manifestare. È uno spazio pieno di fluttuazioni energetiche costanti, che alimentano la formazione di ogni struttura dell’universo.
Lo scienziato Nikola Tesla mostrò interesse per i concetti orientali di Akasha e Prana dopo il suo incontro con il filosofo indiano Swami Vivekananda nel 1896. In seguito a questo confronto, Tesla iniziò a usare termini sanscriti per descrivere i principi fisici fondamentali. Nel suo manoscritto inedito del 1907, intitolato “Man’s Greatest Achievement”, Tesla definisce una sorta di sostanza primaria universale, comparandola con l’Akasha) che riempie tutto lo spazio. Egli scrive infatti:
“Molto tempo fa ha riconosciuto che tutta la materia percepibile proviene da una sostanza primaria, di una tenuità oltre il concepimento e riempiendo tutto lo spazio - l'Akasa o etere luminoso - su cui viene agito dal Prana che dà vita o dalla forza creativa, chiamando all'esistenza, in cicli senza fine, tutte le cose e i fenomeni. La sostanza primaria, gettata in vortici infinitesimali di velocità prodigiosa, diventa materia grossolana; la forza si placa, il movimento cessa e la materia scompare, tornando alla sostanza primaria”.
Tesla equipara esplicitamente l’Akasha all’etere e la descrive come un substrato originario estremamente tenue (cioè di densità quasi inconcepibile) da cui “tutta la materia percepibile” deriva. Questo mezzo primordiale viene messo in vibrazione o in movimento dalla forza creativa (“life-giving prana”), dando luogo ciclicamente a tutti i fenomeni materiali. In altre parole, Tesla concepiva materia ed energia nei termini dei concetti vedici di Akasha (il continuum materiale omnipervadente) e Prana (l’energia cosmica vitale): l’energia primaria (prana) agendo su un campo sottile universale (akasha/etere) produce la materia e i fenomeni osservabili.
Dunque materia e energia per Tesla sono interconvertibili: la materia è una forma di energia dell’etere, che può dissiparsi nuovamente in esso. Su questa linea, molti anni dopo affermerà in un’intervista che “non vi è energia nella materia se non quella che riceve dall’ambiente”, negando che la massa possieda energia intrinseca e ribadendo che tutta l’energia proviene dal campo universale.
Coerentemente, Tesla continuò per tutta la vita a difendere la necessità di un medium onnipervadente: “nessuna teoria può spiegare il funzionamento dell’universo senza riconoscere l’esistenza dell’etere e l’indispensabile funzione che esso svolge nei fenomeni” dichiarò nel 1937. Questa visione lo portò a dissentire apertamente dalla relatività di Einstein, rifiutando l’idea dello spazio vuoto o incurvato e insistendo invece su un campo energetico universale reale.
L’accostamento tra le idee di Tesla e il concetto di Akasha ha attirato l’attenzione di vari studiosi contemporanei. In The Influence of Vedic Philosophy on Nikola Tesla’s Understanding of Free Energy (T. Grotz, 1997) si evidenzia come Tesla, dopo aver studiato la cosmologia vedica con Vivekananda, “iniziò ad usare le parole sanscrite Akasha e Prana, insieme al concetto di etere, per descrivere l’origine, l’esistenza e la struttura della materia”. Questo studio – basato anche su corrispondenze di Tesla con Lord Kelvin – conferma che Tesla “aveva compreso la terminologia sanscrita” e la riteneva un efficace modello descrittivo del mondo. D’altronde, la speranza di Tesla di unificare materia e energia riecheggiava quella di Vivekananda: quest’ultimo scrisse infatti che, se Tesla fosse riuscito a dimostrare che “quella che chiamiamo materia è semplicemente energia potenziale”, ciò avrebbe posto “su basi solidissime” la cosmologia – anticipando di fatto l’intuizione che sarà poi formalizzata da Einstein (l’equivalenza massa-energia).
Al di fuori degli scritti di Tesla, autori moderni hanno elaborato concetti affini all’Akasha in chiave scientifica, spesso citando Tesla come ispiratore visionario. Il filosofo della scienza Ervin Laszlo, ad esempio, ha introdotto l’idea di un “campo akashico” informazionale, identificandolo con il campo di punto zero del vuoto quantistico: una sorta di campo di fondo cosmico che conserva informazioni ed energia e che funge da “memoria olografica dell’universo”. Questo campo akashico di Laszlo – descritto come “realtà superfluida eternamente esistente… substrato assoluto primordiale da cui è generata la materia cosmica” – richiama da vicino sia l’Akasha vedico sia l’etere fisico di Tesla. Alcuni interpreti vedono dunque nelle audaci idee di Tesla un precursore delle moderne visioni olistiche in cui coscienza, informazione ed energia emergono da un campo unificato fondamentale (concetti sviluppati in teorie contemporanee ai margini della scienza ufficiale).
Ervin Laszlo nel suo saggio scientifico-spirituale “La scienza e il campo akashico” (2004) scrive:
“Oltre il mondo pieno di enigmi della scienza dominante, sta emergendo un nuovo concetto dell’universo. Il concetto stabilito viene trasceso; al suo posto viene l’universo in-formato, radicato nella riscoperta del campo akashico delle tradizioni antiche come olocampo basato sul vuoto. Secondo questo concetto, l’universo è un sistema coerente e altamente integrato: un “sistema quantico supermacroscopico”. La sua caratteristica principale sono le in-formazioni che vengono generate, conservate e veicolate, e che collegano tutte le sue parti. Questa caratteristica è fondamentalmente decisiva. Essa trasforma un universo che sta cercando a tentoni la propria strada da una fase evolutiva a quella successiva in un sistema fortemente interconnesso che si avvale delle in-formazioni che ha già generato. Nell’universo in-formato, il campo A è un elemento fondamentale. Grazie alle in-formazioni conservate e veicolate dal campo A, l’universo è di una coerenza sconcertante. Tutto ciò che accade in un luogo accade anche in altri luoghi; tutto ciò che è accaduto in un tempo accade anche per ogni tempo successivo. Nulla è “locale”, limitato al luogo e al tempo in cui sta accadendo. Tutte le cose sono globali, anzi cosmiche, poiché tutte le cose sono connesse, e la memoria di tutte[…]”
In tutte queste svariate correnti spirituali si parla che all’interno di questo etere cosmico sia impressa una memoria universale: una sorta di archivio di ogni evento, pensiero ed emozione. Questo archivio Akashico, descritto come una “biblioteca” sovrannaturale o Libro della Vita, vi è custodita la storia integrale di ogni anima e dell’intero cosmo.
L’Akasha nelle tradizioni spirituali occidentali
Se in Oriente l’Akasha rimase per lo più un concetto cosmologico ed esoterico, in Occidente esso fu riscoperto e rivisitato a partire dal XIX secolo grazie ai movimenti occultisti. In particolare, fu la Società Teosofica – fondata da Helena P. Blavatsky nel 1875 – a introdurre il termine nel lessico spirituale occidentale. Blavatsky, nel suo celebre libro Iside Svelata (1877), citò antiche fonti esoteriche come gli Oracoli Caldaici affermando che “l’impressione dei pensieri, delle persone e di altre visioni divine appare nell’etere… sulle tavolette indistruttibili della Luce Astrale si imprime la rappresentazione di ogni pensiero e di ogni atto”. Pur senza usare esplicitamente il termine “registri akashici”, Blavatsky collegò l’Akasha alla Luce Astrale degli occultisti occidentali, sostenendo che fossero in realtà la medesima sostanza sottile. Nella sua visione, dunque, esisterebbero “tavolette astrali” o registri eterici in cui resta impresso tutto ciò che avviene – un concetto che prelude chiaramente all’idea di una cronaca akashica.
Negli anni successivi, altri teosofi svilupparono questa intuizione. Il primo a coniare l’espressione “Cronaca dell’Akasha” (Akashic Records in inglese) fu Charles W. Leadbeater, che nel libro Clairvoyance (1899) descrisse la capacità di percepire un’enorme documentazione eterica del passato.
Sulla scia di Leadbeater, il pensatore austriaco Rudolf Steiner – allora membro della Società Teosofica e in seguito fondatore dell’Antroposofia – approfondì il tema in una serie di scritti pubblicati nel 1904 col titolo Aus der Akasha-Chronik (tradotto in italiano come Cronaca dell’Akasha). Steiner sosteneva di aver “letto” la storia occulta di civiltà perdute come Lemuria e Atlantide attraverso l’accesso diretto a questa cronaca spirituale. Egli descrive in termini suggestivi l’esperienza: quando l’uomo sviluppa la vista interiore e accede all’Akasha, gli avvenimenti del passato gli appaiono non come freddi documenti storici, ma come realtà vive; le vicende trascorse si svolgono nuovamente davanti a lui. In altre parole, per Steiner l’Akasha conserva un film eterico di tutto ciò che è accaduto, a cui il veggente può assistere in prima persona.
Parallelamente, Annie Besant – altra leader teosofica – e il suo collaboratore C.W. Leadbeater sperimentarono letture chiaroveggenti della cronaca akashica durante il loro soggiorno in India presso il quartier generale teosofico di Adyar. I risultati di queste “indagini psichiche” confluirono nel libro L’uomo: da dove viene, dove va (1913), in cui si narrano origini e destini dell’umanità esplorati tramite la lettura astrale. Besant cercò persino di spiegare tale fenomeno con analogie scientifiche: nel 1907 paragonò la ricezione delle informazioni akashiche alla telegrafia senza fili, e oggi potremmo accostarla metaforicamente a un moderno hard disk dove tutto è registrato. Secondo la dottrina teosofica, infatti, ogni essere emette vibrazioni che vengono recepite e archiviate nella cronaca dell’Akasha. Si riteneva possibile accedere a questi archivi tramite stati alterati di coscienza – ad esempio in trance o sotto ipnosi – e proprio in questo modo il celebre sensitivo Edgar Cayce (1877-1945) avrebbe effettuato molte delle sue letture psichiche.
Nel corso del XX secolo, la nozione di Akasha e dei suoi registri fu ripresa da numerosi movimenti New Age e rimodulata in varie forme. Autori come Tuesday Lobsang Rampa (presunto lama tibetano) divulgarono il tema al grande pubblico con romanzi iniziatici come Il Terzo Occhio (1956). Negli anni ‘70 e ‘80 l’idea penetrò anche nella cultura di massa: il termine “Akashic Records” divenne popolare tra medium, canalizzatori e terapisti metafisici. Alcuni studiosi hanno accostato concettualmente la cronaca akashica a teorie più moderne – ad esempio, lo psicologo Carl Jung parlò di un inconscio collettivo inteso come deposito dell’esperienza ancestrale dell’umanità, concetto che presenta analogie con l’archivio cosmico akashico.
Modalità di accesso ai Registri Akashici
Data la natura sottile e non fisica dei Registri Akashici, l’“accesso” a essi viene concepito come un’esperienza spirituale interiore, ottenibile attraverso stati alterati o elevati di coscienza. Diverse tradizioni esoteriche e pratiche New Age propongono tecniche per accedere ai Registri, spesso combinando meditazione, ritualità e facoltà psichiche. In generale, si ritiene che la chiave sia raggiungere uno stato mentale di profondo raccoglimento e innalzamento vibratorio, in modo da sintonizzarsi con il piano akashico. Ecco alcune delle modalità più citate:
- Meditazione profonda – Tramite meditazioni guidate o spontanee, si cerca di calmare la mente e “salire” di frequenza. Molti lettori akashici iniziano le sessioni con tecniche meditative che espandono la coscienza e preparano il campo percettivo. Una volta in stato meditativo, il praticante può visualizzare di entrare in una biblioteca di luce o pronunciare mentalmente l’intenzione di accedere ai Registri.
- Trance e ipnosi – Entrare in trance significa alterare lo stato di coscienza fino a renderlo simile al dormiveglia. Sensitivi come Edgar Cayce cadevano in trance profonda (simile al sonno) e in quello stato riferivano di “vedere” le informazioni akashiche relative a una persona. Anche l’ipnosi regressiva viene usata: un soggetto in ipnosi può esplorare ricordi di vite passate o dimensioni spirituali che si presumono attingere ai Registri dell’anima.
- Preghiere e mantra sacri – Alcune scuole insegnano specifiche preghiere di apertura dei Registri Akashici. Recitando formule sacre o nomi divini, il lettore dichiara la propria intenzione e chiede il permesso di accedere. Ad esempio, è diffusa la “Preghiera dei Registri Akashici” canalizzata da alcune insegnanti, recitata all’inizio e alla fine di una lettura. Anche antichi mantra sanscriti possono essere utilizzati per elevare la vibrazione personale e sintonizzarsi con l’energia akashica.
- Visualizzazioni e simboli – Un approccio è l’uso di visualizzazioni guidate: si immagina mentalmente di trovarsi davanti a un portale di luce o alla porta di una biblioteca celeste, visualizzando poi l’ingresso e l’incontro col proprio “Libro”. Alcuni operatori impiegano anche simboli energetici (simili ai simboli del Reiki) da visualizzare o tracciare, considerandoli chiavi per aprire l’accesso akashico.
- Sogni lucidi e viaggi astrali – C’è chi riferisce di aver ottenuto informazioni akashiche durante esperienze extracorporee. Nei sogni lucidi o nelle proiezioni astrali intenzionali, l’anima del praticante si muoverebbe nei piani sottili e potrebbe visitare luoghi simbolici come sale dei registri, templi della saggezza o altre dimensioni dove l’informazione universale è disponibile. Similmente, stati di dormiveglia o intensa ispirazione onirica potrebbero far filtrare conoscenze dai Registri in forma di simboli o intuizioni improvvise (quelli che alcuni chiamano flash di chiaroveggenza o lampi di intuizione).
Indipendentemente dalla tecnica, un principio condiviso è che servano intento chiaro e ricettività. Molti insegnanti consigliano a chi vuole consultare i Registri di preparare delle domande specifiche prima della sessione. Le informazioni nell’Akasha sono infinitamente vaste, perciò avere un focus (ad es. una tematica di vita, un problema da capire, un rapporto da esplorare) aiuta a “sintonizzarsi” sulla giusta frequenza e ottenere risposte mirate. Si dice spesso: chiedi, e ti sarà dato. Inoltre, è fondamentale un atteggiamento di apertura mentale, rispetto e umiltà: l’accesso avverrebbe solo se motivato da sinceri intenti evolutivi e non da semplice curiosità o egoismo. Non a caso, molti rituali di apertura includono la richiesta che ciò che si riceve sia “per il massimo bene di tutti e in accordo con la volontà divina”. In sintesi, l’accesso ai Registri Akashici somiglia a una sintonizzazione radio: occorre elevare la propria frequenza interiore e “accordarsi” sul canale sottile corretto, attraverso meditazione, preghiera, trance o altre pratiche, finché il segnale – sotto forma di visioni, parole interiori o sensazioni intuitive – si fa chiaro.
Canalizzazione e comunicazioni akashiche
Una volta “aperto” l’accesso ai Registri, ciò che avviene è essenzialmente un processo di canalizzazione: il lettore o medium funge da “canale” di comunicazione, ricevendo informazioni dall’Akasha e traducendole in parole, immagini o sensazioni comprensibili. Molti descrivono l’esperienza come un flusso di conoscenza che affiora dall’interno, ma con una qualità diversa dal proprio normale pensiero. Ad esempio, una testimonianza riferisce: “Sentivo le parole affiorare da dentro con una modalità e una qualità che non erano le mie, un flusso di parole sagge e amorevoli che scaturivano da un ‘altro posto’...”. Il canalizzatore percepisce insomma che i messaggi non provengono dal proprio ego o mente cosciente, bensì da un livello superiore – sia esso il proprio Sé Superiore, guide spirituali o l’Akasha stessa.
Durante la canalizzazione akashica, le informazioni possono manifestarsi in vari modi a seconda della predisposizione dell’individuo: c’è chi “vede” immagini simboliche, scenari di altre epoche o entità di luce (chiaroveggenza); c’è chi principalmente “ode” parole, frasi o dialoghi interiori (chiaroudienza); altri ancora “sanno” intuitivamente concetti complessi senza averli appresi prima (chiaroconoscenza), oppure “sentono” emozioni e sensazioni fisiche correlate al consultante (chiarosenzienza). Spesso più canali percettivi agiscono insieme.
Edgar Cayce, in stato di trance, pareva semplicemente parlare nel sonno rispondendo alle domande che gli venivano poste – una forma di canalizzazione verbale diretta, in cui la sua voce trasmetteva contenuti che egli in stato di veglia non ricordava coscientemente. Altri medium akashici invece riportano di ricevere le informazioni sotto forma di immagini che poi traducono in parole per il consultante.
Un elemento affascinante è l’identità delle “voci” o fonti canalizzate. Non è un caso che molte tradizioni insegnino a cominciare l’accesso ai Registri mettendosi in contatto con il proprio Sé Superiore. Si ritiene che la prima fonte di verità sia la parte divina di noi, il nostro spirito più elevato, libero dall’ego e dalle distorsioni della personalità. Attraverso il Sé Superiore, ci si collega poi alle altre fonti di informazione akashica. Secondo diversi insegnamenti esistono infatti veri e propri Custodi dei Registri: guide di luce il cui compito è proteggere e gestire l’accesso a queste memorie cosmiche. Una descrizione dettagliata li elenca così: “A custodia del nostro Registro Akashico e dei Registri Akashici Cosmici vi sono molte entità luminose: Maestri Custodi, Maestri Ascesi (o Maestri spirituali con cui la nostra anima è in risonanza), Esseri di pura Luce, essenze di persone care defunte che continuano ad assisterci, Angeli e molto altro ancora”. In pratica, il canalizzatore può percepire la presenza di guide spirituali: talvolta figure di Maestri di saggezza (associati a tradizioni come quella dei Maestri Ascesi), altre volte angeli custodi o persino lo spirito di familiari defunti che fungono da consiglieri dall’altra parte del velo.
Queste entità svolgerebbero il ruolo di mediatori: filtrano e trasmettono all’interrogante le informazioni dai Registri in forma comprensibile e adatta al suo livello evolutivo. Infatti, i messaggi canalizzati dai Registri Akashici sono invariabilmente carichi di saggezza amorevole e rispettano il libero arbitrio di chi ascolta.
Viene spesso notato dai praticanti che la “voce” dei Registri (sia essa percepita come un suono interiore o come pura intuizione) comunica con infinita compassione e delicatezza, trovando sempre il modo giusto di dire le cose per il bene di chi ascolta. Non vengono mai dati ordini o imposizioni: le guide offrono consigli e spiegazioni, ma lasciano al libero arbitrio della persona la scelta di come agire. Inoltre, tendenzialmente non vengono rivelati dettagli che possano interferire con le esperienze che l’anima deve ancora fare, né profezie rigide sul futuro, proprio per non condizionare il cammino personale. Ad esempio, in una lettura akashica autentica non ci si aspetta di ottenere i numeri del lotto o date esatte di eventi futuri; si potranno semmai ricevere indicazioni sul potenziale futuro o sulle tendenze, ma sempre nel rispetto della legge del libero arbitrio e dell’evoluzione naturale.
In sintesi, la canalizzazione dai Registri Akashici è vista come una collaborazione spirituale: il lettore umano, con la propria sensibilità affinata, si mette al servizio come strumento; il suo Sé Superiore e le entità di luce lavorano all’unisono per portare alla persona le informazioni che sono utili e appropriate in quel momento del suo percorso. Questa dinamica sacra spiega perché molte scuole insistano sull’importanza dell’etica e purezza di intenti nel leggere i Registri: occorre avvicinarsi con umiltà e amore, consapevoli di accedere – seppur per brevi attimi – a una dimensione di coscienza superiore.
Guide spirituali e Custodi dei Registri Akashici
I custodi dei Registri Akashici – noti anche come Signori dei Registri – sono descritti come Esseri di Luce di altissima frequenza, il cui compito è garantire la sicurezza e l’integrità dei Registri. Essi decidono chi può accedere ai registri e quali informazioni è lecito ricevere, in accordo con il bene superiore e la preparazione spirituale di chi chiede.
Al fianco di questi Custodi operano Arcangeli di alto livello, tra cui:
L’Arcangelo Michele, per la protezione e il discernimento;
L’Arcangelo Metatron, scriba divino o custode della saggezza cosmica;
L’Arcangelo Melchizedek, legato all’ordine divino e all’equilibrio universale.
Sono loro le presenze a cui spesso ci si rivolge quando si apre un canale verso i Registri.
I Signori dei Registri collaborano con altre entità spirituali che fungono da ponte tra l’Akasha e il piano terreno:
I Maestri (guide evolutive della nostra anima),
Gli Insegnanti (trasmettitori di conoscenza),
Le Persone Care (anime con cui abbiamo legami affettivi profondi).
Durante una lettura akashica, le informazioni che riceviamo vengono trasmesse proprio attraverso queste figure spirituali, ognuna con un ruolo specifico.
Mentre i Custodi e i Maestri sono esseri di pura energia, alcune Guide e tutte le Persone Care hanno avuto una vita umana e possono decidere di manifestarsi nel modo più utile per comunicare con noi.
Di solito, non li vediamo con sembianze fisiche, ma ne percepiamo la presenza energetica, attraverso immagini interiori, sensazioni o intuizioni.
In certi casi, però, una Guida o una Persona Cara può scegliere di mostrarsi con l’aspetto che aveva sulla Terra, per rendere il messaggio più riconoscibile e significativo.
I Signori del Karma, invece, sono entità di luce deputate a vigilare sul rispetto delle leggi karmiche: il loro ruolo sarebbe impedire ogni uso improprio dei Registri (ad esempio, evitare che qualcuno acceda ai registri altrui senza permesso o tenti di cancellare/modificare parti sgradite della propria storia animica)
Chi accede ai Registri con intento puro e rispettoso viene comunque guidato amorevolmente: i Guardiani dei Registri accolgono l’anima sul piano akashico e la indirizzano verso le informazioni più utili e pertinenti in quel momento. Spesso queste guide si mostrano in forme comprensibili e confortanti per la persona (possono essere percepite come figure sagge, antenati, animali di potere, luci, ecc.), in modo da facilitare la comunicazione intuitiva.
In sintesi, i custodi dell’Akasha sono quelle entità di luce benevole che presidiano la “biblioteca” dell’Universo, assicurando che ogni consultazione avvenga nei tempi e nei modi appropriati, e aiutando il ricercatore spirituale a ottenere le risposte di cui ha bisogno.
Akasha e guarigione spirituale
Uno degli aspetti più pratici e significativi legati ai Registri Akashici riguarda le loro applicazioni nella guarigione e nella crescita personale. Se infatti l’Akasha contiene la “storia” completa di ogni anima – comprensiva di traumi passati, schemi ricorrenti, talenti, lezioni apprese e ancora da apprendere – allora consultarne i registri può offrire chiavi preziose per comprendere e risolvere problemi nella vita attuale. È uno strumento potente per individuare l’origine spirituale di blocchi e sofferenze, facilitandone la trasformazione.
1. Guarigione Akashica e riequilibrio karmico: Una lettura dei Registri Akashici ben condotta non si limita a fornire informazioni, ma innesca spesso un vero processo di guarigione energetica. Accedendo ai Registri, si ha la possibilità di identificare e sciogliere blocchi energetici, traumi del passato e schemi karmici che influenzano negativamente la vita presente. Ad esempio, durante la sessione possono emergere episodi di vite precedenti collegati a una certa fobia, o un nodo karmico all’origine di relazioni difficili attuali. Portando alla luce queste memorie e comprendendone il senso, la persona può finalmente lasciar andare quel peso: “ricordare permette di lasciar andare ciò che ora non serve più”. La guarigione akashica aiuta dunque a liberare l’anima dai vincoli che ostacolano la sua crescita, sciogliendo antiche ferite e attivando processi di perdono e integrazione. In termini karmici, è un percorso di riequilibrio: si prende coscienza delle cause remote di un problema (semi piantati magari secoli prima) e si lavora per estinguere i relativi effetti nella vita odierna tramite comprensione, accettazione e scelte nuove.
2. Comprensione di sé e degli altri: I Registri Akashici vengono spesso utilizzati come strumento di counseling spirituale. Attraverso di essi si possono ottenere intuizioni profonde sul proprio scopo di vita, sulle sfide evolutive e sui propri talenti. Chi si sente smarrito o in crisi può trovare nelle parole dei Maestri akashici una chiarezza illuminante che riconnette con la propria missione animica. Allo stesso modo, sul piano relazionale, la lettura dei Registri può far emergere le dinamiche karmiche tra due persone: si scopre magari di avere già incontrato un certo individuo in vite passate, comprendendo l’origine di attrazioni o conflitti attuali. Questa consapevolezza porta spesso a una maggiore compassione e armonia nelle relazioni. Ad esempio, capire che un rapporto difficile è in realtà la continuazione di una “storia dell’anima” antica, in cui entrambi stanno imparando lezioni, aiuta a cambiare atteggiamento e a guarire il legame anziché subirlo passivamente.
3. Integrazione con altre tecniche di guarigione (Reiki, meditazione, ecc.): L’energia akashica viene sovente associata all’energia spirituale di guarigione presente in pratiche come il Reiki. Nel Reiki tradizionale si parla di canalizzare l’“energia universale” per riequilibrare corpo e mente: molti la considerano in risonanza con l’energia akashica, poiché anch’essa proviene da quello spazio cosmico di Luce e amore. Alcuni operatori olistici utilizzano infatti la lettura dei Registri Akashici in sinergia con trattamenti di Reiki o altre terapie energetiche, allo scopo di individuare i blocchi su cui lavorare. Ad esempio, durante un trattamento Reiki il terapeuta potrebbe ricevere intuitivamente immagini o parole dai Registri del ricevente, che gli suggeriscono dove risieda il trauma o quale chakra sia legato a una certa memoria karmica. In questo modo, unendo la canalizzazione energetica (Reiki) alla canalizzazione informativa (Akasha), si ottiene un intervento più mirato e olistico sulla persona. Anche la meditazione di per sé è considerata uno strumento terapeutico quando orientata all’Akasha: esistono meditazioni guidate specifiche per accedere ai Registri e auto-guarirsi, in cui la persona visualizza di entrare nel proprio libro dell’anima e di trasmutare con la luce gli eventuali blocchi trovati. Molte tradizioni sciamaniche e new age parlano di viaggi interiori nei quali il soggetto, guidato magari dal suono del tamburo o dalla voce del conduttore, visita il luogo dei Registri per guarire aspetti frammentati di sé riportando indietro nuove energie.
4. Regressione karmica e terapia delle vite passate: La pratica della regressione a vite passate si integra strettamente col concetto di Akasha. In effetti, ogni sessione di regressione (sia spontanea che indotta ipnoticamente) può essere vista come una lettura diretta di pagine specifiche del registro akashico personale, cioè di ricordi di altre incarnazioni conservati nell’anima. Alcuni terapeuti specializzati in ipnosi regressiva affermano di lavorare in accordo coi Registri Akashici, chiedendo ai Maestri interiori del paziente di mostrargli proprio quelle vite passate pertinenti al problema da risolvere. Così, se una persona soffre di un malessere inspiegabile, durante la regressione emergerà dal suo “archivio akashico” l’episodio originario (ad esempio un trauma in un’altra vita) permettendo di elaborarlo e integrarlo. D’altronde, anche senza ipnosi formale, spesso accade durante una lettura akashica che vengano fornite visioni di altre vite: “a volte si scopre che un certo comportamento o modo di pensare non è stato acquisito nell’esperienza di vita presente, ma in altre. In questi casi vengono date informazioni su una o più vite che la persona ha vissuto, perché il ricordare permette di lasciar andare ciò che ora non serve più”. Questo passaggio è fondamentale in ottica terapeutica: la presa di coscienza scioglie il sintomo. Una volta compreso l’evento remoto che ha innescato un blocco (come una promessa fatta in una vita passata, o un trauma rimasto impresso), la persona può finalmente liberarsene nel presente – spesso anche attraverso un rito simbolico di rilascio, o con la semplice intenzione e il perdono. Si potrebbe dire che l’Akasha fornisce la diagnosi karmica, e poi sta al soggetto compiere la cura tramite il cambiamento interiore.
5. Benefici energetici immediati: Oltre alle informazioni e alla consapevolezza, i praticanti sostengono che una sessione sui Registri Akashici trasmetta anche un potente afflusso di energia di guarigione. Durante l’apertura dei Registri, infatti, la persona si allinea alla frequenza elevatissima dell’amore divino: i corpi sottili (mentale ed emozionale) e persino il corpo fisico vengono pervasi dalla luce dell’amore incondizionato, la frequenza di guarigione più potente che ci sia. Molti riferiscono di percepire chiaramente sensazioni fisiche durante la lettura: calore intenso in determinate parti del corpo (come se un flusso di energia sciogliesse tensioni), oppure una brezza fresca sul viso o sulle mani, oppure ancora un formicolio. Alcuni vedono bagliori di luce o colori a occhi chiusi, altri sperimentano un profondo silenzio mentale come non l’avevano mai provato.
Al di là di queste differenze individuali, quasi tutti concordano su due effetti: un profondo rilassamento e un benessere generale che li avvolge durante e dopo la sessione. Spesso la persona dice di essersi sentita in pace totale, come “cullata” da un’energia amorevole. Nei giorni seguenti, questo stato di elevazione continua a farsi sentire: si riporta un umore più leggero e gioioso, maggior chiarezza mentale e una rassicurante sensazione di essere guidati e protetti. In sostanza, la lettura akashica ha un effetto armonizzante sul sistema energetico: riporta alla luce ciò che va guarito, e allo stesso tempo riversa su di esso la vibrazione di guarigione dell’amore universale, aiutando la trasformazione.
Naturalmente, l’efficacia di queste applicazioni dipende dalla predisposizione e partecipazione dell’individuo. Per massimizzare i benefici occorre una genuina volontà di cambiamento da parte della persona che riceve. Aprirsi con fiducia al processo, lasciar cadere scetticismo e resistenze e accogliere responsabilmente le indicazioni ricevute è fondamentale per tradurre l’esperienza in una reale crescita.
Con il giusto atteggiamento, i Registri Akashici possono diventare uno straordinario strumento di trasformazione interiore, favorendo guarigioni profonde a livello emotivo, la risoluzione di pattern negativi e un’accelerazione del percorso spirituale di ciascuno.
Cosa Chiedere nei Registri Akashici
La domanda su cosa “chiedere in Akasha” si riferisce ai quesiti che è possibile porre quando si accede ai propri Registri Akashici (cioè durante una lettura akashica). In generale, lo scopo di consultare i Registri è ottenere orientamento spirituale, guarigione e crescita personale, quindi le domande migliori sono quelle volte alla consapevolezza di sé e all’evoluzione.
Prima di aprire i Registri, di solito ci si prepara una serie di domande (tipicamente 4-5), formulate nel modo più aperto e mirato possibile, che aiutino a indagare la propria essenza e il proprio percorso come anima in questa incarnazione. È importante infatti evitare domande banali o puramente curiose: i quesiti dovrebbero essere “evolutivi”, mirati a comprendere le cause profonde di una situazione, il significato di ciò che si sta vivendo o come crescere a partire da un’esperienza. In pratica si possono esplorare temi come il karma personale o familiare, le lezioni da apprendere, i blocchi da superare, la natura di certe relazioni, i propri talenti e potenzialità, lo scopo di vita, e così via. L’importante è che ogni domanda riguardi te stesso – il tuo percorso, i tuoi sentimenti, ciò che tu devi capire – e non sia un’invasione della privacy o del libero arbitrio di altre persone.
Va sottolineato che l’Akasha non è un oracolo per predire il futuro. Sebbene dai Registri possano emergere indicazioni su possibili futuri (in base alle energie presenti e agli accordi animici presi dall’anima prima di nascere), il loro scopo principale è fornire conoscenza, guarigione e orientamento nel presente, non dare “sentenze” inevitabili sul destino. Esiste anzi un meccanismo di protezione per cui informazioni che la persona non deve ancora sapere vengono “filtrate” e non arrivano, soprattutto se si tratta di curiosità fuori luogo o dettagli predittivi non utili al percorso.
Per questo motivo si insegna che le domande vanno poste al tempo presente o sul passato, chiedendo “cosa devo sapere/comprendere adesso riguardo a…”, anziché “cosa succederà in futuro?”. Inoltre, i Registri risponderanno su ciò che riguarda te (le tue percezioni, le tue lezioni, il tuo ruolo), mai rivelando informazioni private di altri né violando il loro libero arbitrio. Ad esempio, non potrai sapere cosa prova un’altra persona nei tuoi confronti, ma potrai chiedere cosa devi sapere tu riguardo a quella relazione o cosa puoi fare per migliorarla.
Ecco alcune domande tipiche che si possono porre ai propri Registri:
- Qual è la mia missione di vita? (ovvero lo scopo principale della mia anima in questa incarnazione)
- Quali lezioni sono venuto/a a imparare in questa vita?
- Quali sono i miei doni psichici e come posso svilupparli?
- Quali sono i miei talenti o qualità innate?risonanzeanimiche.it
- Perché certe dinamiche o situazioni si stanno manifestando nella mia vita?
- Che cosa posso fare per migliorare la mia salute o il mio benessere fisico?
- Come posso guarire da questa specifica situazione (o ferita emotiva/fisica)?
- Chi è veramente per me [nome della persona]? Quali accordi animici o legami karmici abbiamo?
- C’è un messaggio che le mie Guide o i miei Angeli Custodi vogliono comunicarmi?
Queste domande, poste con cuore sincero e mente aperta, aprono la porta a risposte illuminanti dai Registri. Le risposte spesso arrivano sotto forma di immagini interiori, intuizioni, parole che affiorano alla coscienza o semplici “sensi di sapere”, e sono sempre orientate al bene più alto della persona. Durante una lettura akashica, infatti, si percepisce un’energia di amore incondizionato e nessun giudizio: i messaggi ricevuti, per quanto possano talvolta sorprendere o emozionare, hanno lo scopo di aiutare chi chiede a crescere, guarire vecchie ferite e realizzare il proprio potenziale spirituale.
Conclusioni
Il viaggio attraverso il concetto di Akasha e dei Registri Akashici ci ha condotti dal cuore delle antiche filosofie orientali fino alle pratiche di guarigione olistica contemporanea, intrecciando storia, mito e ricerca interiore. L’Akasha, intesa come etere o spazio cosmico, rappresenta nell’immaginario mistico la tela su cui è dipinto il disegno dell’esistenza: un principio di unità e memoria universale in cui nulla va perduto. Le tradizioni spirituali l’hanno venerata come quintessenza divina, i teosofi l’hanno reinterpretata come cronaca eterna di ogni evento, uno strumento accessibile di conoscenza di sé e del proprio destino.
Abbiamo visto come i Registri Akashici siano diventati sinonimo di questa idea di memoria dell’anima: un archivio eterico dove sarebbe registrato il viaggio di ciascuno di noi attraverso le vite e le esperienze. Per i ricercatori spirituali, essi costituiscono una fonte di saggezza infinita – la “biblioteca dell’Universo” a cui rivolgersi per ottenere risposte profonde. Per i terapeuti olistici, rappresentano un mezzo per aiutare le persone a guarire le ferite più antiche, comprendere il significato nascosto delle proprie sfide e riscoprire la propria natura divina. Attraverso metodi di meditazione, preghiera e canalizzazione, molti cercano di attingere a questi registri sottili, riportando esperienze toccanti di luce, amore e conoscenza trascendente.
Per chi pratica con serietà la lettura dei Registri Akashici, i risultati sul piano interiore sembrano parlare da soli: maggiore consapevolezza, guarigioni emozionali, aperture di cuore e di mente. Possiamo considerare l’Akasha come uno specchio spirituale: non tanto un archivio esterno dove “sbirciare il futuro”, ma uno specchio magico che riflette l’essenza eterna di ciò che siamo stati, siamo e potenzialmente saremo. Consultarlo richiede rispetto, purezza d’intento e discernimento, ma può restituirci una visione più ampia e amorevole di noi stessi e della realtà.
In conclusione, l’Akasha invita ciascuno di noi a ricordare che siamo parte di un Tutto, e che ogni nostro pensiero e atto risuona nell’eternità.
Come scrisse un anonimo saggio: “Nel libro dell’Akasha ogni anima scrive la propria storia – sta a noi leggerla con gli occhi dell’amore e della saggezza.”

